25.5.10

la razionalizzazione delle rese

sicuramente è un tempo parecchio strabiliante a viversi, nel quale i gabbiani si sostituiscono ai piccioni di città nello spiluccare dalle ciotole dei gatti randagi e alle pompe di benzina si dissolvono i pachistani, sono ritornati i vecchi gestori, erano a godersi la pensione al circolo due di bastoni del quarticciolo. la borsa cola a picco ogni giorno e nessuno sente il bisogno di serie analisi economiche quanto dei vecchi sapori perduti come "o pollastro mpettonato", ah, se solo ci fossero donne ancora capaci di cucinarlo. capiprogetto sfiancati si sfaldano i legamenti crociati anteriori, amministratori delegati di controllate del ministero dell’economia e delle finanze sfilano in nerazzurro per l’ufficio, al suono di pazz’amala, e poi magari lasciano la baracca come mourinho. per il resto ci mangiamo le unghie, compresi i pollici, e nell’attesa di una sfiga greca, veniamo aggiunti su faccialibro da nipoti infanti che da quando sono nati, li abbiamo visti sei volte, tenuto conto di battesimo e comunione. ascoltiamo musica solo su utube e per fortuna nelle librerie trasmettono ancora vecchi brani di fossati. lavoriamo scoordinati e peggio ci amiamo cosicché l’unica traccia di socialità vibrante è la scala mobile della metropolitana nell’ora di punta. e mai resa fu più serena.

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