i conservatori
mille possibilità si affacciano in un habitus già segnato, sotto un cielo opaco di una primavera mai sbocciata, dalla biro del grafomane stilla un groviglio di linee frenetiche, sbilanciate emotivamente sulla città degli apparati, nel senso che manca spazio per i single, per i timidi, dove non esistono programmi plausibili da proporre, non esistono istituzioni credibili nelle quali attuarli, responsabilità degli uomini di limitata volontà, non è un pessimismo di maniera, è la maniera con cui siamo stati generati, parti di una generazione destabilizzata da un’emigrazione, da una modernizzazione, da una deviazione antropologica mai governate, poco discusse, distratti dalle beghe di contorno, dalla calate strane, dalle utilitarie fiammanti sulle autostrade soleggiate, dagli esecutivi transitori, dalle correnti di partito, dai tuareg metropolitani, dai bassi napoletani, dalle architetture moderniste, da certe idee progressiste
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