tossine ritardo 211
scarabocchiare al buio sul balcone affacciato su un budello di strada che è un prisma asimmetrico di obbrobri edilizi. qui, dove ho imparato che per l’uomo di oggi il “cosa fare?” conta quanto il “dove vuoi farlo?” (ed eventualmente “con chi?”). avendo da un pezzo pressoché deciso cosa fare, tentare di individuare il luogo nel quale esercitare, è diventata la mia ossessione quotidiana. dopotutto non è tanto difficile leggere la scorza di un uomo. eppure così spesso si soprassiede. sull’edificio più alto del forte di pietralata, luccica una stella cometa. dei bambini fracassano al muro bottiglie di vetro. su un attico adibito a sala da pranzo, due coppie discutono animatamente delle prospettive economiche dei suoceri. mi sento una larva. soffro per questa prossimità che è distanza siderale. per il gap che esiste tra ciò che desidero (il cui impatto è soltanto collettivo) e ciò che al momento posso ottenere (per un tornaconto esclusivamente individuale). una larva sotto scacco perché ogni via d’azione intermedia mi ripugna. il danno della morte di dio è che poi tutti finiscono per sentirsi dio. tra questi, i peggiori, son quelli come me, che pretendono pure di avere i poteri.
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